
Articolo di Giuseppe Lorizio su Avvenire.it Mentre accompagna con la preghiera il feretro del filosofo che si accinge a varcare la soglia della chiesa di San Lorenzo in piazza Castello a Torino, per la celebrazione delle esequie secondo il rito della chiesa cattolica, il teologo credente è chiamato ad abbassare la guardia dell’ortodossia dottrinale per interrogarsi sulle intersezioni, che nel caso di Gianni Vattimo possiamo ben denominare “incroci”, fra la figura del pensatore e la propria fede cristiana. Si tratta da un lato di staccare le etichette, che di volta in volta sono state cucite sulla sua persona e sul suo pensiero, in particolare quella del “relativismo” e del “nichilismo” (in senso banale), ed esercitare una riflessione che sostenga e accompagni la pur inevitabile emozione suscitata da questa perdita. E ciò, si spera, a vantaggio di quanti si stanno interrogando sul significato di questo pensiero nel panorama contemporaneo e in rapporto al Cristianesimo. E non sarà arduo rilevare come si tratti di incroci non casuali, né occasionali, ma profondamente innestati sulla biografia e sulla riflessione che i suoi numerosi scritti ci consegnano.
Il primo di questi “incroci” è appunto quello biografico. I commenti che in questi giorni si sono espressi nei media hanno quasi sempre sottolineato l’innesto del giovane Vattimo nell’Azione Cattolica e la sua militanza generosa nelle fila di questa istituzione….
