Ricordo di Paolo Ricca

Vogliamo ricordare in questa piccola scheda il prof. Paolo Ricca, che si è spento nella notte tra martedì 13 e mercoledì 14 agosto.

Pastore valdese, Paolo Ricca ha servito nelle comunità di Forano Sabino e di Torino. Negli anni di Forano ha curato un bollettino di informazione sul Concilio vaticano II.

Chiamato alla Facoltà Valdese come successore di Valdo Vinay sulla cattedra di Storia e Teologia pratica, si è impegnato in un’intensissima attività di insegnamento, ricerca, divulgazione, in Italia e all’estero, dove era assai conosciuto. Risale ai suoi impulsi anche la fondazione della quinta cattedra, che gli consentiva di concentrare le sue attività accademiche sulla storia del cristianesimo.

Paolo Ricca ha unito una convinta appartenenza protestante a un impegno ecumenico coraggioso e scevro da pregiudizi, acquistando notorietà e apprezzamento anche nelle altre chiese. Prima e più di ogni altra cosa, tuttavia, è stato un appassionato ed efficacissimo predicatore dell’evangelo.

Tra le sue numerose fatiche, era particolarmente legato alla collana “Opere scelte” di Lutero, che ha diretto per quarant’anni, fino a ieri.

(da Lothar Vogel, Decano della Facoltò valdese di Teologia)

A seguire ricordiamo la sua attività teologica, con un brano tratto dal dibattito col prof. Giuseppe Lorizio, tenutosi presso la Pontificia Università Lateranense nel 2017, a cinquecento anni dall’inizio della Riforma protestante.

Mimmo Muolo (Avvenire): Come possiamo recuperare questa passione per Dio? che cosa significa oggi essere appassionati di Dio? 

Paolo Ricca: Questa veramente è la più difficile delle domande, io non ho altra risposta che quella del comandamento di Gesù: “ama il Signore Dio tuo, con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente, con tutta la tua forza”, distinto dall’altro comandamento simile e indissolubilmente legato al primo cioè appunto l’amore del prossimo. Credo che Gesù abbia voluto dire che questi due amori, che sono la sostanza della vita cristiana, della vita del discepolo di Gesù, che questi due amori siano inestricabilmente collegati, ma nello stesso tempo distinti e quindi l’amore per Dio, la passione per Dio è amarlo, amarlo in questo tempo in cui effettivamente nulla o poco segnala la sua presenza e la sua azione e come se Dio avesse chiuso il cielo e il mondo andasse per conto suo, in una direzione drammatica, per non dire tragica. Allora amare Dio nella notte in cui stiamo nella quale siamo immersi, è quello che ci viene richiesto. Mi viene in mente (e con questo concludo) un racconto che probabilmente conoscete di un ebreo che nel ghetto di Varsavia sta per esser ucciso dai nazisti che stanno occupando il ghetto, e in questo momento estremo, dopo aver avuto una vita travagliatissima, rivolge a Dio una preghiera, che cito a memoria, ma la sostanza è quella: Dio tu mi hai mandato una disgrazia dopo l’altra, che sono elencate, hai fatto di tutto perché io non ti amassi più, ma non vincerai, sto per morire, ma fino alla fine ti amerò ancora.

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