Da luterano a cattolico

Proponiamo la lettura del seguente articolo da Avvenire.it 22 Agosto 2025 e in merito alleghiamo due scritti, uno di Fulvio Ferrario e uno del Prof. Giuseppe Lorizio, con un commento teologico alla vicenda per indicare alcuni passaggi problematici riscontrati.

Di Fulvio Ferrario (Dal sito Facebook)
Chi è “convertito” e chi no.

Ci sono lingue, come il tedesco, nelle quali esiste una parola per la conversione al cristianesimo (o ad altra fede) e una per il cambiamento di confessione. Non so come sia in norvegese, ma non è così in italiano.

Quando però, quarantatré anni fa, ho deciso di diventare protestante, mi era chiaro che non si trattava di una “conversione”: ero diventato cristiano nella chiesa cattolica, in forza dell’annuncio e delle testimonianze ricevute in QUEL contesto e di un battesimo indelebile e irripetibile. Diventavo protestante perché mi sembrava LA possibilità di continuare ad essere cristiano in un contesto diverso e a mio giudizio più corrispondente a quanto credevo di aver capito del Nuovo Testamento, specie per quanto riguarda la visione della chiesa. Dopo aver preso debita coscienza di che cos’è il protestantesimo, non ho avuto esitazioni sull’opportunità di questo passo. Ricordo perfettamente anche il mio sollievo quando uno dei miei primi interlocutori, Paolo Ricca, mi ha confermato in questa convinzione: “Tu non ti converti. Sei già cristiano, o aspirante tale, come siamo tutti. Certo, il quadro ecclesiale è MOLTO diverso”. Lo è, e ne sono lieto, come allora. Anzi, di più.

Anche a motivo di questa mia vicenda, il linguaggio, il tono e parecchi contenuti dell’intervista che qui riporto non mi hanno fatto piacere. D’ora in poi porterò con me questo testo e lo citerò a tutti coloro che mettono in guardia contro il “proselitismo” confessionale: quello degli altri, ovviamente.

Su un punto sono d’accordo con la persona intervistata: meglio il vero cattolicesimo di un protestantesimo clericale e gerarchico (è un rischio, a mio parere, soprattutto luterano, ma lo si può ritrovare anche nelle chiese presbiteriane, metodiste e battiste), smanioso di esibire foto dei propri capi in abiti talari e croci episcopali e di cibarsi delle briciole di paternalismo (che non è affatto riconoscimento, bensì l’esatto contrario) lasciate cadere dal tavolo delle gerarchie romane. Tra l’originale e la (brutta) copia, vince sempre l’originale ed è giusto così.

Il protestantesimo ha senso solo se è protestante il che vuol dire anche cattolico neli vero senso del termine, cioè universale, non settario. La setta, che può essere romana o non, dice che ci si converte ad essa. La chiesa cerca di convertirsi a Gesù. (Fulvio Ferrario)

Del prof. Giuseppe Lorizio

il prof. Lorizio espone il suo pensiero in merito attraverso una lettera di risposta allo stesso Ferrario prima della pubblicazione del suo post.

Anch’io sono rimasto indignato per i toni trionfalistici che accompagnano la notizia del passaggio di una persona protestante al cattolicesimo, passaggio certamente legittimo, qualora la forma cattolica di cristianesimo si confaccia maggiormente alla spiritualità della persona. Ciò che mi indigna è l’ignoranza teologica di chi ha scritto l’articolo e dell’intervistato, particolarmente visibile in almeno due espressioni: “conversione al cattolicesimo” e “ingresso nella Chiesa”, con le annesse verità eterne ed immutabili. Anche in campo cattolico i teologi più avvertiti evitano nel passaggio da una chiesa all’altra di usare il termine “conversione”, per esempio nel caso di Newman, così come si mette in discussione il termine persino nella vicenda dell’apostolo Paolo. Quanto all’entrare nella Chiesa, si sottintende che prima non fosse nella Chiesa, eppure il soggetto era ed è battezzato. La notizia andava data con sobrietà e attenzione ecumeniche, ma come sappiamo l’ecumenismo batte la fiacca e anche in questo caso sembra vietato parlare di “comunione nelle differenze” (da cui il fallimento del nostro progetto PUL, del quale per fortuna rimangono i dieci volumetti della collana “Spiga”). Tempi durissimi! Una protesta all’ufficio ecumenico della CEI da parte di un vostro organismo forse può essere utile, in modo che siano loro ad intervenire sul giornale. Un tuo intervento lo vedrei molto bene non solo sulla tua pagina ma anche su Settimananews.

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