Credenti e/o (non) praticanti – di G. Lorizio

In cosa crede l’uomo postmoderno o neomoderno, che più che incredulo sembra «diversamente credente»? In che senso la fede che salva chiede non solo di essere accolta nella mente, ma anche praticata? Quali stimoli per la «nuova evangelizzazione» possiamo trarre dall’esperienza della pandemia, che ci ha resi «diversamente praticanti»?

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Il corpo di Cristo, casa del viandante – di G. Lorizio

L’uomo nomade è certamente una cifra della nostra condizione nell’oggi della storia. Jacques Attali ne ha scritto a fondo. Ed è così anche se, di fatto, è stato sospeso a causa della pandemia il nomadismo fisico dello spostarsi da una nazione all’altra, da una regione all’altra, quello dei migranti e perfino il nomadismo del trolley, che ha attraversato l’esistenza di ragazzi costretti a migrare fra l’abitazione del padre e quella della madre (separati) e quello di professionisti e manager utenti dei treni–freccia e degli aerei.

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Movida e spritz…o forse è tempo di vita nuova? – di G. Lorizio

Ogni giorno che passa sembra logorarsi il motto “Andrà tutto bene!”, accompagnato dall’arcobaleno, soprattutto se lo interpretiamo nel senso che tutto sarà come prima. Al tempo stesso avanza l’idea che “nulla sarà come prima” e che quindi dobbiamo aprirci a qualcosa di assolutamente inedito nelle nostre esistenze devastate dalla crisi che stiamo vivendo.

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Tra rinascita della fede e nuovo sentimento religioso – di G. Lorizio

Il grido di dolore del cavalier Antonius, nella partita a scacchi con la morte, rappresentata in maniera geniale da Ingmar Bergman ne “Il settimo sigillo”, ci raggiunge e ci interpella. È il grido che si leva da ogni situazione drammatica, come quella che stiamo attraversando: «[…] il mio cuore è vuoto. Il vuoto è uno specchio che mi guarda. Vi vedo riflessa la mia immagine e provo disgusto e paura. […] è così crudelmente impensabile percepire Dio con i propri sensi? Io voglio sapere. Non credere. Non supporre. Voglio sapere. Voglio che Dio mi tenda la mano, che mi sveli il suo volto, mi parli»

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Il diritto all’educazione via alla pace. Il ruolo delle religioni.

Roma, 31 ottobre 2019 – Introduzione di Giuseppe Lorizio alla sessione pomeridiana “Il diritto all’educazione via alla pace. Il ruolo delle religioni” all’interno della giornata di studio Educazione, diritti umani, pace. Gli strumenti dell’azione internazionale e il ruolo delle religioni realizzata presso Pontificia Università Lateranense in collaborazione con la Congregazione per l’Educazione Cattolica e il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso.

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Newman, in attesa della canonizzazione!

Il cardinale John Henry Newman sarà presto santo e questa è “una grande scelta di attualità”. Così il teologo Giuseppe Lorizio ha commentato l’autorizzazione data da Papa Francesco alla pubblicazione del decreto riguardante il miracolo attribuito al beato. Il cardinale Becciu, prefetto della Congregazione delle Cause dei santi, è stato ricevuto in questa settimana, il 12 febbraio, dal Santo Padre. E ha ricevuto il via libera per procedere alla canonizzazione del cardinale inglese che fu grande animatore del Movimento di Oxford.

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Quell’ora incerta è la cifra dell’umano

Mors certa, hora incerta: è la cifra dell’umano che ci interpella in queste ore, laddove disumano sarebbe il sintagma contrario mors certa, hora certa, al quale si possono ricondurre le tragiche esperienze del condannato a morte e del suicida (in fondo accomunati da un analogo destino). Le declinazioni del rapporto mors/hora sono state messe in campo da Vladimir Jankélévitch, nel suo famoso libro sulla morte (Flammarion, Paris 1977). L’incertezza dell’ora rende preziosa la vita e irreversibile il tempo e va oltre ogni intento tecnicamente programmato, in quanto ci pone di fronte alla morte come mistero.

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