Corso 10377_Creazione ed evoluzione

Premesse metodologiche:

Le scienze dell’osservazione descrivono e valutano con sempre maggiore precisione le molteplici manifestazioni della vita e le iscrivono nella linea del tempo. Il momento del passaggio all’ambito spirituale non è oggetto di un’osservazione di questo tipo, che comunque può rivelare, a livello sperimentale, una serie di segni molto preziosi della specificità dell’essere umano.

L’esperienza del sapere metafisico, della coscienza di sé e della propria riflessività, della coscienza morale, della libertà e anche l’esperienza estetica e religiosa, sono però di competenza dell’analisi e della riflessione filosofiche, mentre la teologia ne coglie il senso ultimo secondo il disegno del Creatore.

messaggio di Giovanni Paolo II ai partecipanti della plenaria della pontificia accademia delle scienze (1996)

Ambiti differenti, piani che non devono essere confusi(prosperi, in facchini, 209)

Già per sant’Agostino, con riferimento alla scienza dei suoi tempi, poi per Galileo alle origini della scienza moderna e oggi per moltissimi studiosi la risposta a questo problema è naturalmente nel riconoscimento di due piani distinti, uno della Scienza, che riguarda la realtà empirica, e uno della Fede, che fa riferimento a una realtà trascendente, piani che vanno distinti e non confusi. Esistono però, come è noto, anche molti scienziati e filosofi che hanno un atteggiamento puramente riduzionista, secondo il quale ogni riferimento a una tale realtà trascendente e a una dimensione spirituale sarebbe privo di senso. Secondo questi la Scienza della natura con i suoi metodi sarebbe in grado, almeno potenzialmente, di dare risposta a tutte le domande legittime e l’uomo fondamentalmente differirebbe dagli altri animali solo per una questione di grado nelle sue facoltà, soprattutto per il maggiore sviluppo del suo apparato cerebrale. In
ultima analisi la sua comparsa sarebbe frutto solo di una fortunata combinazione di circostanze casuali.

Sulla doppia tentazione, teologica che diventa scientista, e scientista che diventa teologica (facchini 169-170)

Leggere la Genesi come se fosse un testo scientifico o storico non è accettabile, anche se per molto tempo ciò è avvenuto. Non bisogna ricavare dalla Bibbia quello che essa non vuole dire, e cioè un messaggio di ordine scientifico, ma si deve cogliere il messaggio essenzialmente religioso che essa contiene.
Molti equivoci nel dibattito sulla evoluzione e la creazione sono venuti dalla pretesa di contestare la creazione
sulla base della teoria della evoluzione mettendo entrambe sullo stesso piano, ma anche dall’opposizione alla evoluzione motivata da una lettura errata della Sacra Scrittura, come è avvenuto per il caso Galilei.
Nello stesso tempo non si può ricavare dalla scienza quello che la scienza non può dire, e cioè dimostrare o
negare l’esistenza di Dio o dell’anima.

Sono fondamentalismi di segno opposto che purtroppo persistono ancora in alcune frange del mondo scientifico e del mondo religioso e non giovano né alla scienza né alla religione. (fa

Sull’origine della vita? Brodo primordiale?

collegamento tra “fine tuning” (costanti del modello standard che portano alle molecole “adatte” alla vita) e evoluzione che si appoggia sulle strutture/molecole “vitali” (prosperi postfazione) – video su come è complessa la chimica degli amminoacidi e delle proteine, che costituiscono i mattoni del DNA.

definizione di evoluzione

Secondo la teoria neodarwinista l’evoluzione procede, infatti, per mutazioni che si verificano casualmente nel DNA di alcuni individui di una data specie, portando a caratteri nuovi, e selezione (selezione naturale) degli individui che portano tali caratteri, se questi risultano più favorevoli alla vita o alla riproduzione nel determinato ambiente. È chiaro che un tale meccanismo permette, entro certi limiti, alla specie un continuo riadattamento al mutare dell’ambiente e
quindi sempre una corrispondenza con esso.

descrizione dinamica/evolutiva della vita sulla terra

Tra le sollecitazioni culturali dell’evoluzionismo, quella del carattere storico della vita, cioè delle vicende l’hanno caratterizzata sulla Terra è tra le più forti. Il tempo è stato il grande alleato della evoluzione della vita. La dimensione temporale degli eventi che si sono susseguiti caratterizza la vita sulla Terra e le specie che l’hanno popolata in una varietà di forme che si sono succedute nel tempo nei diversi ambienti.
La storia della Terra registra cambiamenti sensibili, determinati da eventi di carattere astronomico, geologico, atmosferico, terrestre che hanno realizzato ambienti di vita diversi determinando adattamenti da parte delle forme viventi.
Variazioni negli esseri viventi e vicende ambientali complesse fanno apparire il mondo della natura come una realtà dinamica e non statica, che ha portato al popolamento degli spazi acquatici e terrestri con i milioni di specie che oggi si contano. Una grandissima varietà di specie ha popolato la terra apparentemente senza una intenzionalità o progetto esterno.
Questa varietà di esseri ne comprende alcuni che sembrano non avere senso oppure si sono estinti. Sembra quasi che l’onda evolutiva sia venuta avanti, come dice Teilhard de Chardin, a tentoni, provando e riprovando, tra il gioco della casualità delle mutazioni e dei grandi numeri. Vi sono stati eventi casuali ed eventi di tipo deterministico dovuti alle leggi della natura. Tutto si è succeduto in diverse centinaia di milioni di anni. Sarebbe illusorio riferire la storia della vita a un progettista o un operatore, come se tutto, in ogni particolare, fosse stato progettato in vista di uno scopo. Nello stesso tempo il mondo della natura ci appare ordinato e armonico nel suo insieme. È un sistema che funziona.
E il Creatore? Come può essere visto in questa storia della terra e della vita sulla Terra, segnata da eventi aleatori e da eventi di tipo deterministico? In quale rapporto con la realtà presente? facchini, pp 158-159

Causa prima e cause seconde

La teologia, sulla linea del pensiero di san Tommaso, vede Dio come causa prima che fa esistere le cose, cioè gli
elementi della natura, come cause seconde, nel loro inizio e nei cambiamenti che le caratterizzano. I fattori della
natura vengono considerati come cause seconde. A ciascuno, alla causa prima e alle cause seconde, va riferita la
realtà secondo le modalità di operare proprie di ciascuna. In questo modo nella evoluzione si prolunga la creazione.
Questo modo di agire di Dio corrisponde a una economia che lascia autonomia e spazio alle cause seconde, cioè
ai diversi fattori, anche casuali, e possono così spiegarsi tanti aspetti della storia della vita sulla terra, come la successione dei viventi in dipendenza dell’ambiente idoneo formatosi, le omologie di vari organi dei Vertebrati, ma
anche le imperfezioni o le incongruenze che si osservano in certe strutture, gli organi rudimentali nei Mammiferi,
il DNA “spazzatura” costituito da geni e pseudogeni inattivati e presenti invece e attivi in altre serie, derivanti da
medesimi antenati.
Tutto questo è congruente con il concetto di una creazione che opera attraverso le cause seconde. Dio non fa le
cose, fa in modo che si facciano, diceva Teilhard de Chardin.

continuità e discontinuità dell’uomo nel creato

messaggio di Giovanni Paolo II ai partecipanti della plenaria della pontificia accademia delle scienze (1996)

Con l’uomo ci troviamo dunque dinanzi a una differenza di ordine ontologico, dinanzi a un salto ontologico, potremmo dire. Tuttavia proporre una tale discontinuità ontologica non significa opporsi a quella continuità fisica che sembra essere il filo conduttore delle ricerche sull’evoluzione dal piano della fisica e della chimica? La considerazione del metodo utilizzato nei diversi ordini del sapere consente di conciliare due punti di vista apparentemente inconciliabili.

L’evoluzione nell’uomo

la creatura umana è particolare non soltanto perché è oggetto, ma anche soggetto di evoluzione.(cf Facchini, identità dell’uomo tra continuità e discontinuità, 75-99)

Oggetto perché l’uomo è in continuità con il processo evolutivo biologico che lo vede nella lunga successione di anelli di famiglie biologiche (scimmie ecc. fino all’antenato multicellulare …)

Soggetto perché non solo si adatta, ma anche adatta il suo ambiente alle sue esigenze, e le sue esigenze comportamento all’ambiente, senza che questo preveda la modifica o la trasmissione di geni. (discontinuità culturale, discontinuità adattativa)

In questo senso tale capacità di modificare il proprio ambiente è legata alla consapevolezza/coscienza di sé, progettazione di strumenti, organizzazione del territorio, arte simbolica, comportamento religioso/funebre. Per questo, anche senza voler fissarsi troppo sulla cronologia, possiamo dire che l’uomo è già tale nell’Homo Habilis, e non bisogna aspettare l’Homo Sapiens.

c’è anche una discontinuità ontologica? per Facchini si, perché non si può ricondurre il comportamento umano a spiegazioni meramente di ordine fisico. In particolare, non si riesce a spiegare il pensiero come attività che trascende il finito, la libertà come responsabilità personale, …

La creazione come creatio continua

non solo intenzione libera del creatore, ma costante, perenne, ultratemporale. ex nihilo. Nessuna materia pre-esistente…) Cf Lorizio, Cf Prosperi

Il creato come oggetto di scienza:

effettiva alterità tra creazione e creatore (cf Prosperi)

intelligibilità di Dio, intelligibilità del creato (Cf Prosperi)

libro facchini