La narrazione scientifica
la fine della terra
la fine dell’universo
la fine delle galassie
La narrazione biblica
Il tema della creazione compare in tutta la Bibbia, fin dal primo libro della Genesi all’ultimo, l’Apocalisse; in particolare è esaltata e cantata nella sua bellezza, nel libro dei Salmi (come abbiamo visto nelle lezioni precedenti).
Alcuni passi però in particolare, ci fanno interrogare sul futuro, o ancora meglio sul “finale”, sull’escatologia.
metafora del parto
Ad esempio in Rm 8, 18-22 è scritto:
“Io ritengo, infatti, che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi. La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; essa infatti è stata sottomessa alla caducità – non per suo volere, ma per volere di colui che l’ha sottomessa – e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto”.
Rm 8, 18-22
La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio. Tutta la creazione geme e soffre le doglie di un parto. Ci sono delle sofferenze inferte al creato e alla natura da noi uomini (e questo deve chiamarci una responsabilità maggiore verso la creazione a noi affidata). Ma poi c’è un parto, una rigenerazione a cui la creazione stessa anela insieme a noi come figli di Dio, parte della stessa famiglia umana e custodi della “casa comune”.
La metafora del parto, indica che qualcosa si sta preparando a nascere e non si vede ancora. Ma c’è già, è in formazione, anche in questo tempo “critico” abitato dal dolore e dalla morte, che tutta la creazione subisce, con cui tutto il cosmo ha a che fare.
Metafora dei cieli e della terra nuova
C’è un’espressione particolare che compare solo due volte nel Nt: cieli nuovi e terre nuove. Anche il creato sarà trasfigurato in cieli nuovi e terre nuove! Che valenza dare a questa espressione? Per la sua comprensione possiamo leggere altre due fonti bibliche
La Seconda lettera di Pietro al terzo capitolo
“Il giorno del Signore verrà come un ladro; allora i cieli con fragore passeranno, gli elementi consumati dal calore si dissolveranno e la terra con quanto c’è in essa sarà distrutta. Poiché dunque tutte queste cose devono dissolversi così, quali non dovete essere voi, nella santità della condotta e nella pietà, attendendo e affrettando la venuta del giorno di Dio, nel quale i cieli si dissolveranno e gli elementi incendiati si fonderanno! E poi, secondo la sua promessa, noi aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia. Perciò, carissimi, nell’attesa di questi eventi, cercate d’essere senza macchia e irreprensibili davanti a Dio, in pace”.
2Pt 3,10-14
Collocazione del brano
La seconda lettera di Pietro ha come temi principali il ritorno di Cristo nella gloria e gli avvertimenti contro i falsi maestri. E’ stata scritta tra la fine del I secolo e l’inizio del II secolo d.C.. In questo periodo i cristiani stavano perdendosi d’animo. La venuta di Cristo, che i primi predicatori del Vangelo avevano annunciato come imminente, tardava a venire e perciò i cristiani erano tentati di seguire altre dottrine e altri maestri.
L’autore di questa lettera cerca di riportare i cristiani alla parola del Vangelo dando una corretta interpretazione all’attesa e cercando di dissuaderli dall’abbandonare la loro fede. Questa corretta interpretazione mostra come “il tempo” sia in mano a Dio, e che quello che accade nella creazione, nell’universo intero, è legato (misteriosamente) alla “attesa” di Dio nei confronti della risposta di fede del genere umano. E dunque anche la fine del tempo non accade soltanto per motivi intrinseci alla creazione (che segue le sue leggi), ma prima di tutto perché in essa accade la rivelazione del Figlio dell’uomo, che ritornerà nella potenza e nella gloria.
8Una cosa non dovete perdere di vista, carissimi: davanti al Signore un solo giorno è come mille anni e mille anni come un solo giorno.
L’autore cerca di collocare nella giusta dimensione l’attesa del giorno del Signore. Riprendendo il salmo 90,4 (mille anni per te sono come il giorno che è passato…) ci ricorda che la concezione del tempo secondo Dio è totalmente diversa da quella degli uomini. C’è un relativizzazione del tempo: Il tempo è nelle mani di Dio e lo “misura” in riferimento all’eternità, mentre l’uomo, che è immerso nel tempo, lo può vivere in maniera differente, gioia ma anche angosciosa.
9Il Signore non ritarda nel compiere la sua promessa, anche se alcuni parlano di lentezza. Egli invece è magnanimo con voi, perché non vuole che alcuno si perda, ma che tutti abbiano modo di pentirsi.
Un altro motivo per “il ritardo” del Signore è la sua misericordia. Egli dà il tempo perché tutti si possano pentire.
10Il giorno del Signore verrà come un ladro; allora i cieli spariranno in un grande boato, gli elementi, consumati dal calore, si dissolveranno e la terra, con tutte le sue opere, sarà distrutta.
Anche se i tempi sono dilazionati, il Signore verrà sicuramente, verrà senza preavviso, come un ladro. E’ questo un motivo che ritroviamo anche nei discorsi escatologici dei Vangeli. Verrà all’improvviso ma non di nascosto. Il segno del suo arrivo sarà la distruzione del cielo e della terra. In quel giorno la terra e le sue opere saranno sottoposte a giudizio.
11Dato che tutte queste cose dovranno finire in questo modo, quale deve essere la vostra vita nella santità della condotta e nelle preghiere,
Ecco dunque la raccomandazione di Pietro ai suoi fedeli. C’è qualcosa che dobbiamo imparare dalla contingenza del creato, dal fatto che anche esso sarà sottoposto alla distruzione. Il tempo ha una valenza positiva, il tempo è prezioso perché in esso non solo si consuma la vicenda del mondo Poiché il giorno della manifestazione del Cristo glorioso sarà tremenda e definitiva, i cristiani non possono limitarsi ad aspettarlo passivamente. Essi devono condurre una vita santa e pregare molto.
12 mentre aspettate e affrettate la venuta del giorno di Dio, nel quale i cieli in fiamme si dissolveranno e gli elementi incendiati fonderanno!
Questo comportamento non solo è un’attesa, ma permette di affrettare questo giorno del Signore. Se infatti Egli aspetta la conversione di tutti i suoi figli, il pentimento, la conversione, le preghiere accorciano la Sua attesa.
13Noi infatti, secondo la sua promessa, aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali abita la giustizia.
Il cielo e la terra incendiati e fusi lasceranno lo spazio a nuovi cieli e a una nuova terra. Come saranno, non lo sapremo. Ma la novità non sarà soltanto “fisica”, di “nuovi elementi”, ma vi sarà La presenza nuova del Cristo glorioso, la quale renderà tutto nuovo, ma soprattutto giusto, cioè secondo il progetto di Dio.
Metafora della città
e poi possiamo leggere, in maniera simile, anche il brano di Apocalisse, in cui la figura utilizzata per indicare il nuovo legame, duraturo, perenne, tra Dio e l’uomo, è la figura della città, della coabitazione perenne nello stesso luogo tra Dio e l’uomo, rigenerazione di quell’Eden che era stato “rovinato” dal peccato e dalla disobbedienza, adesso ripristinato, o meglio rigenerato, nel Sangue dell’Agnello, denominazione con cui viene sempre indicato il Cristo in apocalisse
“Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c’era più. Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente che usciva dal trono: «Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il “Dio-con-loro”. E tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate».
Ap 21,1-4
