La disseminazione del sacro e i semi del verbo nella ricerca contemporanea 10 Aprile 2024 –

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The Circle

Disseminazione dell’interiorità, utopia della sincronia come trasparenza assoluta

Un’altra sfida della connessione, oltre a questa descrizione diacronica, è quella della trasparenza nella sincronia. Il film che prendiamo a riferimento è Il cerchio.

The Circle (2017) ispirato dal libro di Dave Eggers The Circle (2013), narra di una società di informatica e di comunicazione che si preoccupa di dare il massimo di trasparenza, tendendo alla trasparenza assoluta. La comunicazione è intesa come il mezzo affinché non ci sia più nulla di nascosto, non ci siano più zone oscure o opache nella vita delle persone.

Nel film i dati sono di vitale importanza. Tutto deve essere controllato e monitorato, a partire dalla salute fisica. Il controllo benefico medicale, come prevenzione delle malattie, si allarga a voler “curare” anche la morale umana, costringendola ad un costante controllo da parte dell’occhio del “grande fratello” tecnologico e sorvegliante. Questo, nella realtà del film, sovverte il significato della parola “segreto” facendolo assimilare a bugia. Si irrompe nel sacrario della coscienza umana forzandolo ad una innaturale, quanto artificiosa, “piena trasparenza“.

C’è un legittimo confine che deve essere sempre lasciato alla persona, e forse in maniera ancora più profonda a Dio. Altrimenti le conseguenze sono spiacevoli. Nel programma Soul Search, Mae la protagonista, dopo aver trovato una delinquente fuggitiva, è costretta a trovare il suo fidanzato Mercer, che aveva scelto una vita ritirata e sconnessa dai social. L’esito è nefasto

Uno spunto significativo di questo controllo totalizzante per attivare la dinamica della trasparenza, è quello in cui si invitano i politici a dotarsi di telecamere che li seguano sempre, in qualsiasi incontro, dialogo, attività.

L’utopia (e il problema) di una politica trasparente è quello di essere messi in una dicotomia costringente: se si accetta di assumere sulla propria persona il paradigma della trasparenza assoluta allora non si possono più fare imbrogli ma nemmeno esiste più una vita privata e personale del politico che quindi soffrirebbe di spersonalizzazione; d’altra parte, se in questo regime sospettoso tecnocratico non si accettasse la trasparenza assoluta si verrebbe tacciati di essere imbroglioni,  di avere qualcosa da nascondere. Lo stesso come contrappasso si verifica con i fondatori di The Circle, che in maniera ipocrita volevano rimanere fuori dalla trasparenza…

Nella nostra esperienza quotidiana quando affermiamo: “non ho nulla da nascondere!” lo facciamo solitamente quando qualcuno mette in dubbio la nostra buona fede, il nostro comportamento, i nostri fini. Seppur l’espressione è valida come reazione ad una istanza proveniente dall’esterno, essa non può mai esprimere la verità interiore dell’essere umano, non può mai intendere una trasparenza assoluta del fondo dell’IO, in quanto letteralmente significherebbe che non c’è nessuna parte della nostra vita che sia solo nostra, saremmo cioè espropriati di noi stessi. C’è sempre qualcosa che è nascosto nel sacrario della nostra coscienza, non per forza cattivi comportamenti o la memoria di azioni proibite. Ci si domanda dunque quale sia il confine della trasparenza?

Il confine tra la conoscenza e la coscienza

Conoscere è un bene, ma sapere tutto è meglio! Ma si può sapere tutto? La grande sfida del primo libro de La stella della redenzione di Rosenzweig, sulla possibilità di conoscere il tutto, sarebbe la sfida di una filosofia che intende totalizzare la realtà nella conoscenza, ed avere un rapporto di conoscenza totale su tutto il reale. Questa è l’utopia alla base del Cerchio, ed è anche ciò che accade con tutta una serie di esperienze di format televisivi contemporanei ispirati al grande fratello di orwelliana memoria.

Ma ad un certo punto c’è un confine che è quello della coscienza, mirabilmente tratteggiato nelle ultime due pagine del romanzo (non nel film che finisce con l’approvazione del modello full transparent, differente dal cartaceo che rimane nei veli del mistero).

Annie, una delle dirigenti del Cerchio ed amica di Mae, che introduce in questo mondo tecnologico, subisce un passaggio imprevisto. Annie va in coma e non può più essere trasparente. Non si può più sapere se pensa e che cosa pensa. Qui si introduce il grande problema della coscienza delle persone che sono in una situazione di coma.

Leggiamo il passaggio in cui Mae va a trovare questa sua amica costretta a letto:

Nel silenzio della clinica, seduta accanto a Annie, Mae lasciava errare i suoi pensieri. Lì era tutto tranquillo; si udiva solo il ritmico soffio del respiratore, una porta che ogni tanto si apriva o si chiudeva, il ronzio delle macchine che tenevano in vita la sua amica. Era crollata sulla scrivania, l’avevano trovata sul pavimento, catatonica, e ricoverata d’urgenza lì, dove le cure che avrebbe ricevuto superavano quelle di qualunque altro istituto. Da allora si era stabilizzata e la prognosi era buona. La causa del coma era ancora oggetto di qualche discussione, aveva detto la dottoressa Villalobos, ma con ogni probabilità era stato provocato dallo stress, dallo choc o da un semplice esaurimento. I medici del Cerchio erano fiduciosi e dicevano che se la sarebbe cavata, come i mille dottori in tutto il mondo che avevano letto la sua cartella clinica, incoraggiati dal battito frequente delle ciglia e dall’occasionale movimento di un dito. Accanto allo schermo dell’elettrocardiografo ce n’era un altro con la filza sempre più lunga di auguri da parte dei suoi simili da ogni angolo del mondo, gente che in tutto o in parte, pensava Mae con un po’ di nostalgia, Annie non avrebbe mai conosciuto.

Guardò l’amica, il suo viso immutabile, la sua pelle lucente, il tubo nervato che le usciva dalla bocca. Aveva l’aspetto meravigliosamente sereno di chi è immerso in un sonno riposante, e per un attimo Mae sentì il morso dell’invidia. Si chiedeva a cosa pensasse. I medici avevano detto che probabilmente stava sognando; durante il coma avevano accertato una costante attività cerebrale, ma cosa succedesse esattamente nella sua mente era ignoto a tutti, e Mae non poteva fare a meno di provare un certo fastidio per questo. C’era un monitor visibile da dov’era seduta, un’immagine in tempo reale della mente di Annie, vampate di colore che apparivano periodicamente, suggerendo che là dentro accadevano cose straordinarie. Ma a cosa stava pensando?

[…] Un’altra vampata di colore apparve sullo schermo che monitorava il lavorio della mente di Annie. Mae allungò una mano per toccarle la fronte, meravigliandosi della distanza che questa carne poneva tra loro.

La dimensione corporea

C’è una distanza, messa dal corpo, che è il luogo della relazione, della comunicazione con gli altri.

Senza la dimensione corporea dell’esistenza non potremmo affatto comunicare. Se non avessimo una voce e delle corde vocali non potremmo parlare, se non avessimo un cervello non potremmo articolare un pensiero. Se non avessimo un corpo umano non avremmo, come le neuroscienze ci insegnato, quella che è sia la “base fisica” della nostra gestualità ma anche la base per la nostra attività speculativa.

Ma questa necessità della fisicità del corpo per far “sussistere” un’attività spirituale, rappresenta anche un confine (visibile) perché nasconde qualcosa, come nel caso del coma. Il corpo crea una distanza tra il malato e colui che può esprimere in modo normale le sue facoltà mentali:

“Cosa stava succedendo nella sua testa? Non saperlo era davvero esasperante, pensò. Era un affronto, una privazione, per se stessa e per il mondo. Avrebbe sollevato l’argomento con Stenton e Bailey, e con la Gang dei 40, alla prima occasione [cioè con i capi del cerchio]. Dovevano parlare di Annie, dei pensieri che le stavano passando per la testa. Perché non avrebbero dovuto conoscerli? Il mondo non meritava niente di meno, e non voleva aspettare”.

Io robot

Umanizzazione del robot, robotizzazione dell’uomo- Disseminazione dell’unicità

Nello film Io robot, la macchina, che è rappresentata dal robot Sonny, prende coscienza della sua particolarità, e in un certo senso si umanizza, proprio di fronte alla prospettiva della morte.

La dott.ssa Calvin è incaricata dell’ultimo controllo prima della disattivazione del robot Sonny, incriminato d’aver ucciso il suo creatore dott. Lanning. Nelle procedure di routine la dott.ssa però scopre alcune peculiarità di questo robot, che lo rendono differente da tutti gli altri NS5 della sua categoria. In pratica, nelle parole della dott.ssa, poi ripetute dal robot, c’è l’affermazione di una identità.

Trono di Spade

Lezione completa al trono di spade

disseminazione della religione, distruzione del potere sacrale.

Distruzione del tempio di Baelor. In questa vediamo la figura dell’Alto passero, una sorta di fondamentalista pauperista che sovrintende il grande tempio di Baelor, destinato alla distruzione ed alla fine di questa comunità, dove si confonde la religione con l’integralismo etico (finale sesta stagione).

Discorso di Tyrion. Il nano saccente, ma anche saggio spiega “Cosa unisce le persone” e il finale inaspettato sarà quello di porre fine alla catena dei regni di padre in figlio, e accordarsi secondo la profezia del corvo dei tre occhi. (Episodio 6 ultima stagione)