Articolo del prof. Giuseppe Lorizio su Coscienza (Rivista MEIC) 2023/4

Articolo del prof. Giuseppe Lorizio su Coscienza (Rivista MEIC) 2023/4


Recensione a A. Vaccaro-M.Staffolani, Il Teleios. O i sette pregiudizi della tecnologia, Le Lettere, Firenze 2023 sul sito “Filosofia e nuovi sentieri”
La più ampia e nota riflessione sull’essenza della tecnica è senza dubbio stata offerta da Martin Heidegger in La questione della tecnica del 1953. Sulla scia di quel saggio, molti filosofi, nella seconda metà del Novecento, hanno approfondito quasi esclusivamente i rilievi critici mossi da Heidegger nei confronti del fenomeno tecnico, lasciandone sullo sfondo le aperture e le potenzialità benefiche. Nel nuovo Millennio poi la riflessione metafisica sulla tecnica è stata quasi sopraffatta dalla considerazione etica della tecnologia, nelle varie declinazioni di tecno-etica, bioetica, info-etica, etica della comunicazione, ecc.
Adesso Il Teleios. O i sette pregiudizi della tecnologia di Andrea Vaccaro e Marco Staffolani sembra gettare un ponte sopra questi settant’anni e ricollegarsi all’originaria fonte heideggeriana. Gli interrogativi con cui si apre il libro sono emblematici: “Fin dove è giunta la riflessione sull’essenza della tecnologia? È opportuno porsi l’interrogativo sull’essenza della tecnologia oppure è sufficiente concentrarsi sulla già molto dibattuta tecnoetica?” (p. 7). La seconda domanda è decisamente retorica: per gli autori, la considerazione tecno-etica, seppur rilevante, non solo non è sufficiente ma rischia addirittura di mettere in ombra ciò che è più importante in quanto, per l’appunto, essenziale. … continua la lettura “Filosofia e nuovi sentieri”
Gennaro Ferrara riflette sull’Angelus domenicale con don Pino Lorizio, docente di Teologia Fondamentale alla Pontificia Università Lateranense. 12 febbraio 2024

Di Giuseppe Lorizio, 11 Febbraio 2024 su Romasette. Il pellegrino che giunge alla Porta santa per invocare la misericordia del Signore sui propri peccati e su quelli di sorelle e fratelli nella fede, è chiamato a professare il proprio credere attraverso la recita del Simbolo. Per una felice coincidenza il Giubileo che ci attende si celebra a millesettecento anni dal Concilio di Nicea, al quale dobbiamo il nucleo della professione di fede che la Chiesa fa propria nelle celebrazioni eucaristiche festive. Si tratta della cosiddetta “forma lunga” del Credo, per distinguerla da quella breve del Simbolo apostolico. La formula che pronunciamo ogni domenica integra il nucleo dottrinale del Concilio niceno con quello costantinopolitano. Per questo denominiamo il testo “simbolo niceno-costantinopolitano”. L’integrazione dell’altro Sinodo fu necessaria in quanto si trattava di riflettere anche sull’identità della terza persona della Trinità Santissima, ossia lo Spirito Santo.
A Nicea i 318 padri conciliari, convocati dall’imperatore Costantino I, furono chiamati a discutere e convergere sulla questione dell’identità di Gesù, in quanto Figlio del Padre, a fronte dell’eresia di Ario, che riteneva di poter affermare, sulla base di alcuni testi del Nuovo Testamento, una certa inferiorità del Cristo rispetto a Dio Padre. Benché le tesi ariane fossero state già condannate due anni prima, la questione non sembrava del tutto risolta, tanto che a Nicea la formula di fede non fu approvata all’unanimità dal consesso dei vescovi. Cosa apprendiamo dalla lezione di questo decisivo momento storico, che riguarda i cristiani di tutte le confessioni, quindi non solo noi cattolici? In primo luogo, di quanto importante sia per i credenti di tutti i tempi e di ogni latitudine la questione dell’identità di Gesù e quindi della sua divinità. E tale verità chiede sempre di essere riaffermata e riproposta, in quanto l’eresia ariana è sempre in agguato e spesso riemerge nelle convinzioni di persone che si dicono religiose, ma che fanno fatica ad affermare che Gesù di Nazaret è Dio, della stessa natura o sostanza o essenza del Padre. Provvidenziale quindi che in occasioni importanti della vita ecclesiale siamo chiamati a ripetere, non in maniera mnemonica e automatica, la formula di Nicea.
In secondo luogo, il linguaggio e le categorie che ritroviamo nel simbolo, che il contesto culturale odierno può ritenere di difficile comprensione, rivelano la necessità per la fede di esprimersi anche attraverso e nell’incontro con la filosofia greca, in particolare adottando termini come sostanza e persona, che sono entrati nel lessico credente, consentendone una più profonda comprensione, diremmo “metafisica” e una più efficace diffusione nell’orizzonte ellenistico nel quale il Vangelo compie i primi passi, nel tentativo di raggiungere tutte e tutti. L’occasione del Giubileo offrirà la possibilità di esprimere profonda riconoscenza verso la storia e la tradizione che ci ha consegnato un tesoro come il simbolo, che siamo chiamati ad adottare come identificativo della nostra appartenenza a Cristo e alla Chiesa.
Presentazione del libro “Elogio della porosità: per una teologia con-testuale”. Mercoledì 28 Febbraio ore 17.45 . E’ richiesta conferma della propria partecipazione a pensarelafede at gmail.com

Il ministero presbiterale nella modernità: siamo uomini o caporali?
Incontro del prof. Giuseppe Lorizio, nel “Percorso diocesano per preti”, Giovedi 1 Febbraio 2024
Diocesi di Cassano all’Jonio
IL RAPPORTO CHIESA/MONDO: OTTIMISMO DELLA GAUDIUM ET SPES E CAUTELA NELL’EPOCA DEI CONFLITTI ARMATI
Incontro del prof. Giuseppe Lorizio, nel “Percorso diocesano per tutti”, Giovedi 1 Febbraio 2024, Diocesi di Cassano all’Jonio.
Parlando sulla vita consacrata. 2 febbraio a TV2000. Presenta Gennaro Ferrara, ospite Marco Staffolani e Elena Bosetti
Un libro sul pensiero di Giuseppe Lorizio

Si parla spesso di crisi della filosofia o della teologia. Così, per parafrasare il filosofo Teodorico Moretti-Costanzi (1912-1995), in crisi non è né la filosofia, né la teologia, ma è semplicemente l’uomo a essere in crisi, perché non entificatosi secondo “la Verità”, che è Dio. Ma non l’asettico “Dio”, motore immobile o pensiero di pensiero di tipo aristotelico, ma il Dio incarnatus est. Una bella disamina in tal senso viene presentata ora nel libro — miscellanea di studi per il teologo Giuseppe Lorizio a cura di Sergio Gaburro e Antonio Sabetta — Elogio della porosità. Per una teologia con-testuale (Edizioni Studium, Roma, 2024, pagine 383, euro 40).
Continua a leggere “Porosa come la teologia”Si continua a riflettere: è ancora possibile usare il sintagma “guerra giusta”? Articolo di Marco Staffolani su settimananews.it 31 gennaio 2024 https://www.settimananews.it/cultura/e-ancora-tempo-di-guerre-giuste/