Apprendimento e intelligenza artificiale una sfida

L’intervista di Marco Mancini a padre Marco Staffolani

Qual è la sua visione sul rapporto tra l’evoluzione digitale e le riflessioni antropologiche sull’uomo?

Ripercorro brevemente la storia del fenomeno “digitale”, per delineare come la sua “evoluzione” sia da collegare a quella antropologica. […] In origine, per digitalizzazione si intendeva, tecnicamente parlando, la rappresentazione dell’informazione discretizzata del nostro mondo. Tutto ciò che percepiscono i nostri sensi umani (in dimensione analogica) ad esempio l’audio con l’orecchio, le immagini con la vista, i testi con la nostra capacità di leggere e scrivere, e tanto altro, può essere “convertito” in una sequenza digitale binaria, processabile a sua volta attraverso la macchina….

continua la lettura su didatticaermeneutica 25/03/2025

“La verità della fede, grembo di comunione nelle differenze”

Nella logica della fede fondata sulla Rivelazione, l’adesione alla verità si dà nell’esercizio della libera volontà e nell’amore. L’orizzonte comunionale sottrae il credente al rischio del relativismo ed è indicazione decisiva anche in ordine al dibattito pubblico sulla verità. [Di Giuseppe Lorizio, su Dialoghi 1/2025]

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ROSMINI E LA TEOLOGIA ODIERNA

Intervista a mons. Giuseppe Lorizio di Samuele Francesco Tadini (su THE ROSMINI SOCIETY, ROSMINIANESIMO FILOSOFICO INTERNATIONAL JOURNAL, YEAR IV / N. 1-2 / JANUARY-DECEMBER 2024)

Conosco mons. Lorizio da molti anni. All’epoca frequentavo i consue-
ti appuntamenti rosminiani estivi delle Cattedre e poi dei Simposi, prima
come partecipante e poi, in modo più concreto, come collaboratore della
Segreteria dei convegni, e da ultimo come relatore. La mia generazione
ha avuto modo di studiare su alcuni dei volumi di mons. Lorizio….

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Italo Mancini, la riscoperta del valore unico dell’altro

[di Don Giuseppe Lorizio su Avvenire 4 Marzo 2025] La decisione di dedicarmi agli studi teologico-filosofici a tempo pieno ha trovato un input, forse non decisivo, ma sicuramente tutt’altro che marginale, nella partecipazione, a fine anni Settanta del secolo scorso, ad una conferenza tenuta da Italo Mancini in quel di Manfredonia, la mia diocesi di origine. Qualcuno afferma che don Italo sarebbe stato “sipontino di adozione”, anche grazie alla profonda amicizia che lo legava a don Michele Nasuti e don Domenico D’Ambrosio, presbiteri di quella diocesi, e alle vacanze che amava trascorrere sul Gargano. Muovevo allora i primi passi del mio presbiterato ed era il periodo in cui il pensatore pubblicava un suo testo, che ritengo fondamentale, dal titolo Con quale cristianesimo (Coines, Roma 1978, con dedica proprio a don Michele, della cui “chiesa di popolo” si sentiva parte). Le tematiche ivi racchiuse furono argomento del suo dire in quella occasione. Non mi soffermerò su altri fecondi momenti di incontro con il geniale credente che è stato don Italo, limitandomi a ricordare la sua partecipazione agli incontri organizzati da Mondoperaio sulla storia come sventura o come progresso, cui aveva partecipato anche padre Ernesto Balducci, nonché alle chiacchierate in margine al Convegno della Chiesa Italiana di Loreto del 1985.

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IA e umani, a che punto siamo tra lavoro ed educazione?

[di Marco Staffolani, 26/02/2025] Cosa viene in mente se dico IA? La chatbot di ChatGPT in cui fare domande? Oppure qualche scena apocalittica in cui le intelligenze da artificiali diventano senzienti e autonome, e prendono il controllo dell’umano? O semplicemente che come umani siamo tanto “svogliati” (o intelligenti? O sconsiderati?) che delegheremo tutto il lavoro e noi “moriremo di noia” (o “moriremo a causa delle macchine”)?
Sembra che per adesso non c’è nessun pericolo imminente! Gli analisti (cf. Articolo di Wired) che si sono concentrati sulla “capacità di linguaggio” degli LLM (Large Language Model, ossia simulare il linguaggio umano) dicono che i lavori (seri) fatti con ChatGPT e affini, riguardano maggiormente i programmatori informatici e gli addetti alla stesura di documenti tecnici o legati a processi creativi. In pratica, chi investe soldi nel profilo business di queste IA, progetta siti, app, ecc, oppure produce testi “critici” e importanti (su cui i clienti “paganti” devono poter fare affidamento). In definitiva, è l’umano che deve controllare e certificare ogni prodotto che esce dalla filiera mista uomo-IA, sia dal punto di vista del linguaggio ma soprattutto in merito ai contenuti.

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“Vivere il giubileo”. In forma di intervista agli autori

Presentazione di “Vivere il giubileo” in forma di intervista agli autori a cura di Mimmo Muolo, vaticanista di “Avvenire”. Parrocchia San Pio V – largo san Pio V 3, Roma, martedì 25 febbraio ore 18:00

Sul termine “GIUBILEO”, Estratto (1) dalla presentazione del libro “Vivere il Giubileo” (San Pio V)

Sull’Indulgenza – Estratto (2) dalla presentazione del libro “Vivere il Giubileo” (San Pio V)

Vivere il Giubileo significa prepararsi ad un passaggio: non solo attraversare, fisicamente, la porta Santa, o adempiere un rito prescritto dalla Chiesa. Si tratta di fede e di ragione che si pongono davanti a Dio e ad una tradizione viva. Il libro risponde a quesiti importanti: “Cos’è il Giubileo? A che serve?”, “Cosa dire all’uomo di oggi che non crede più a niente?” “Siamo veramente liberi, oppure Dio impone un esito alla storia?” “Dio ha bisogno della mia preghiera? per i miei cari defunti?”, “Esiste veramente il purgatorio? E la vita eterna?”. L’approfondimento degli autori, come una bussola, orienta nell’attuale cambiamento d’epoca.

La simulazione perfetta.

[di Marco Staffolani, su pensarelafede.com]

Anche se siamo nel tempo delle intelligenze artificiali, in cui computer superveloci macinano dati a più non posso, la modalità di interazione con i nuovi BOT (dai semplici risponditori automatici, fino ai più sofisticati ChatGPT, DeepSeek, Gemini ecc.) sembra avvenire con la stessa riga di comando tipica dei sistemi operativi degli anni ’80-’90, quando ancora non c’erano né il mouse né le “finestre” di Windows o di MacOS. Chi ha visto il primissimo Matrix (1999), ricorda tutto questo nell’iconica versione dei caratteri bianco verdi, accompagnati dai click della tastiera meccanica.

E mentre si digita l’input per la “macchina”, attendo il blinking del cursore che compone la risposta, dentro l’umano nasce la “curiosità”: chi c’è li dietro che sta scrivendo? chi, o forse meglio, cosa? Detto in termini informatici popolari stiamo facendo (alla macchina) il “test di Turing”.

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