IA e umani, a che punto siamo tra lavoro ed educazione?

[di Marco Staffolani, 26/02/2025] Cosa viene in mente se dico IA? La chatbot di ChatGPT in cui fare domande? Oppure qualche scena apocalittica in cui le intelligenze da artificiali diventano senzienti e autonome, e prendono il controllo dell’umano? O semplicemente che come umani siamo tanto “svogliati” (o intelligenti? O sconsiderati?) che delegheremo tutto il lavoro e noi “moriremo di noia” (o “moriremo a causa delle macchine”)?
Sembra che per adesso non c’è nessun pericolo imminente! Gli analisti (cf. Articolo di Wired) che si sono concentrati sulla “capacità di linguaggio” degli LLM (Large Language Model, ossia simulare il linguaggio umano) dicono che i lavori (seri) fatti con ChatGPT e affini, riguardano maggiormente i programmatori informatici e gli addetti alla stesura di documenti tecnici o legati a processi creativi. In pratica, chi investe soldi nel profilo business di queste IA, progetta siti, app, ecc, oppure produce testi “critici” e importanti (su cui i clienti “paganti” devono poter fare affidamento). In definitiva, è l’umano che deve controllare e certificare ogni prodotto che esce dalla filiera mista uomo-IA, sia dal punto di vista del linguaggio ma soprattutto in merito ai contenuti.

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La porta, spazio protetto e impegno per il mondo

Continuiamo il nostro percorso di preparazione al Giubileo, con una miniserie di 4 articoli, tanti quante le Porte Sante che verranno aperte secondo la scansione della bolla Spes non confundit. Papa Francesco conferma infatti: «Sostenuto da una così lunga tradizione [dei giubilei] e nella certezza che questo Anno giubilare potrà essere per tutta la Chiesa un’intensa esperienza di grazia e di speranza, stabilisco che la Porta Santa della Basilica di San Pietro in Vaticano sia aperta il 24 dicembre del presente anno 2024, dando così inizio al Giubileo Ordinario. La domenica successiva, 29 dicembre 2024, aprirò la Porta Santa della mia cattedrale di San Giovanni in Laterano, che il 9 novembre di quest’anno celebrerà i 1700 anni della dedicazione. A seguire, il 1° gennaio 2025, Solennità di Maria Santissima Madre di Dio, verrà aperta la Porta Santa della Basilica papale di Santa Maria Maggiore. Infine, domenica 5 gennaio sarà aperta la Porta Santa della Basilica papale di San Paolo fuori le Mura» [n.6].

L’esperienza di fede salvifica che l’apostolo Pietro vive nell’incontro con il maestro Gesù è paragonata, nel vangelo di Giovanni (cfr. Gv 10,7.9), all’ “attraversamento della porta”. Questa suggestiva immagine, di entrare, di passare, e anche di ritornare ed uscire per la porta, si presta a molte interpretazioni. 

La porta conduce le pecore nel recinto sicuro, uno spazio protetto in cui l’affetto e la cura del pastore fanno trovare ristoro dalle problematiche del mondo e dell’esistenza. Lì, nell’intimità che si crea tra coloro che condividono lo stesso cammino, che ascoltano la stessa voce (e parola) del pastore, che si nutrono dello stesso pane di vita, lì si consolida il legame interiore che il credente ha con Dio e con i suoi fratelli.

Ma la porta permette anche il movimento opposto: si esce per andare fuori, secondo il paradigma della “chiesa in uscita” tanto caro a Papa Francesco. Le pecore, che all’interno hanno acquisito confidenza le une con le altre, e tutte con Dio, sono pronte ad impegnarsi per il “fuori”, per il mondo, ad affrontare la sfida di un terreno scosceso e di un pasto non sicuro.

La porta è dunque simbolo di un cammino che si compie, e di un passaggio che si attua. Di una conversione e di una trasformazione che rende nuovi. Non si tratta di eroismo personale, di pura ascetica o filantropia umana, e nemmeno di un’astratta filosofia di vita. Le pecore entrano perché attratte da un di più che le nutre e le completa. Non escono andando alla sprovvista, ma trovano pascolo perché guidate dalla voce familiare di Dio. Dio “non improvvisa” il cammino, e la logica della croce/risurrezione, che può sembrare “perdente” ad una società e ad un tempo storico individualista ed egocentrico, è invece la via che le pecore percorrono, in compagnia del maestro e di altri discepoli.

Una suggestione “cinematografica” può dare respiro per un confronto e per capire la ricchezza del nostro cammino ecclesiale. Il protagonista di Matrix, Neo all’inizio della sua missione, prima di entrare alla presenza dell’Oracolo (la famosa “signora dei biscotti” che avrebbe dovuto sentenziare sulla sua presunta identità di Eletto, salvatore del genere umano, dalle macchine che hanno invaso la terra), viene chiamato a riflettere sulla scritta filosofica posta nell’architrave sotto cui è appena passato: “Conosci te stesso”. Viene spinto a conoscere il suo amore per Trinity, e per gli altri della città di Zion, compreso Morpheus suo amico che lo ha liberato dall’inganno di Matrix, lo ha portato alla conoscenza del mondo reale e preparato all’arte del sacrificio, oltre sé stesso.

Così possiamo assumere anche noi un motto nell’attraversamento della Porta Santa a cui siamo “giubilarmente” chiamati: con Agostino: “Noli foras ire, in te ipsum redi, in interiore homine habitat veritas” («Non andare fuori, rientra in te stesso: è nel profondo dell’uomo che risiede la verità»). Che Dio ci doni il suo Spirito, per conoscere la verità che siamo e che Lui è.    


p. Marco Staffolani

La necessità dell’inutile (teologia) tra i laici

Pubblichiamo in anteprima l’articolo del prof. Giuseppe Lorizio che apparirà sul numero di Coscienza 2-2024.

Le recenti vicende belliche, in particolare nel conflitto Russia vs Ucraina, e quelle relative alla propaganda elettorale negli USA, in particolare l’attentato all’ex presidente Donald Trump, chiedono con urgenza una riflessione sul rapporto teologia/politica, essendo stato evocato
da parte del patriarca di Mosca da un lato e dello stesso candidato e di suoi supporter tradizionalisti dall’altro il nome di Dio ed essendo stato assolutizzato il conflitto, ritenuto addirittura metafisico, con la chiamata alle armi del bene contro il male.
Non è difficile rinvenire in queste posizioni una deriva totalitaria della teoria ortodossa della sinfonia nel rapporto Chiesa/Stato e l’origine fondamentalista-evangelicale di certe pericolose espressioni….

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La Chiesa, quattro attributi proposti dal “Credo”

Dopo aver espresso in maniera personale la fede nelle persone divine, il Credo propone al fedele l’espressione: “Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica”. Questa differenza tra la preposizione in “Credo …in Dio Padre Onnipotente, … Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, … Credo nello Spirito Santo,” non è una semplice variazione linguistica, ma ci informa della differenza tra Dio e la sua opera che è la Chiesa. Se si dicesse alla stessa maniera, “credo nella Chiesa”, la staremmo in un certo senso divinizzando, mentre la verità più profonda è che in essa abita la presenza del Risorto che l’ha voluta come la modalità per entrare in rapporto con l’umanità e legare i singoli dell’umanità tra loro: «Piacque a Dio di santificare e salvare gli uomini, non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire un popolo che lo riconoscesse nella verità e santamente lo servisse» (LG 9).

Se la Chiesa non deve essere confusa con la divinità, allo stesso tempo non può essere separata dal suo Signore. Essa rimane paradossalmente pienamente visibile perché concretamente fatta da uomini, ma è anche una realtà misteriosa perché in essa è presente Dio.

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Il Meic rilancia la proposta di una Camaldoli europea. (estratto da un articolo di Mimmo Muolo)

Avvenire Domenica 7 Luglio. Il Meic rilancia la proposta di una Camaldoli europea. Il presidente D’Andrea: quel Codice è una base per valorizzare le differenze e favorire la coesione del sistema. Lorizio: sia aperto a tutte le confessioni cristiane e alle altre religioni. Balduzzi: recuperare la logica del dono.

È il motivo per cui il Meic, riprendendo una suggestione del cardinale Matteo Zuppi, ha pro-
posto, in un’altra tavola rotonda di ieri pomeriggio l’idea di una Camaldoli europea. «Quello che
un gruppo di intellettuali cattolici fecero tra il 1943 e il 1945, fornendo poi materiale ai Padri Costituenti – ha detto il presidente del Meic Luigi D’Andrea – bisogna ripensarlo in prospettiva europea perché l’ambizione del Codice di Camaldoli era costruire una base per la valorizzazione delle differenze e la coesione del sistema».


Tuttavia, per il teologo Giuseppe Lorizio, la Camaldoli europea «non potrà essere fatta da
soli cattolici, ma dovrà avere una presenza cristiana interconfessionale (protestanti e
Chiese orientali) ….

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Teleios … e alcuni pregiudizi verso la tecnologia

«Fin dove è giunta la riflessione sull’essenza della tecnologia? È opportuno porsi l’interrogativo sull’essenza della tecnologia oppure è sufficiente concentrarsi sulla già molto dibattuta tecnoetica? E per coloro che preferiscono lo sguardo mistico rispetto a quello etico v’è forse qualche traccia di una mistica della tecnologia?» (tratto dall’Introduzione di Teleios…). Sono questi gli interrogativi che si sono posti di fronte i nostri autori. Da un lato, Vaccaro balbettando dapprima qualche idea sull’essenza e sulla mistica della tecnologia, per poi cercare di trascendere quei pregiudizi che normalmente ne ostruiscono la via. Dall’altro, Staffolani, tentando di rassicurare e aggiornare il lettore su alcuni sviluppi della teologia contemporanea.
continua lettura della recensione al Libro: A. Vaccaro, M. Staffolani, Teleios, o i sette pregiudizi sulla tecnologia, Le lettere 2023, su Ricerche Teologiche, 2024/1 di Simone Billeci.

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Fede in Cristo, dinamismo che implica comunione

di Marco Staffolani, RomaSette 9 Giugno 2024

Nel credo niceno costantinopolitano l’articolo di fede dedicato a Gesù Cristo è molto corposo. Constatiamo in esso un doppio movimento, previsto nel progetto di Dio a favore dell’umanità, che dice anche la comunione di volontà tra il Padre e il Figlio obbediente, incastonato nella formula “…discese dal cielo… ” ed “… è salito al cielo…”. Si tratta dell’abbassamento e dell’esaltazione della Seconda Persona della Trinità, mediatore tra Dio e gli uomini, e liturgicamente parlando della parabola che si instaura tra il periodo del “tempo di Natale” e quello “di Pasqua”.

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Invito al pubblico dibattito, dire pace in tempo di guerra

Il Prof. Giuseppe Lorizio alla trasmissione la Finestra del Papa, ai microfoni di Radio Vaticana (Federico Piana e Marina Tomarro). Si riassume quanto è emerso durante l’incontro Dire PACE in tempo di guerra, avvenuto il 9 maggio 2024 presso la parrocchia san Fulgenzio di Roma tra il prof. Lorizio e la giornalista Anna Mazzone

Chi fosse interessato a tutto il video “Dire pace in tempo di guerra”, dialogo tra il prof. Giuseppe Lorizio e la giornalista Anna Mazzone, 9 Maggio – parrocchia San Fulgenzio può cliccare qui sotto…

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Il volto paterno di Dio, la tenerezza e la volontà

Rubrica verso il Giubileo, prof. Giuseppe Lorizio, su Romasette 28 Aprile 2024.

Ma è difficile trovare il fattore e padre di quest’universo, e, trovatolo, è impossibile indicarlo a tutti», così Platone nel Timeo. L’intuizione della paternità divina rispetto al cosmo e all’uomo era già presente nell’antichità greca, come mostrano i riferimenti di Paolo ai testi stoici: «Salve, Padre, grande meraviglia, grande soccorso degli uomini, tu e la tua prima discendenza» (Arato, Fenomeni, 1-16). Anche Israele percepisce la paternità divina rispetto al suo essere popolo di Dio. La differenza rispetto alla fede cristiana che professiamo nel Simbolo, consiste nel particolare rapporto che lega Gesù di Nazaret al Padre celeste.

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