Il volto paterno di Dio, la tenerezza e la volontà

Rubrica verso il Giubileo, prof. Giuseppe Lorizio, su Romasette 28 Aprile 2024.

Ma è difficile trovare il fattore e padre di quest’universo, e, trovatolo, è impossibile indicarlo a tutti», così Platone nel Timeo. L’intuizione della paternità divina rispetto al cosmo e all’uomo era già presente nell’antichità greca, come mostrano i riferimenti di Paolo ai testi stoici: «Salve, Padre, grande meraviglia, grande soccorso degli uomini, tu e la tua prima discendenza» (Arato, Fenomeni, 1-16). Anche Israele percepisce la paternità divina rispetto al suo essere popolo di Dio. La differenza rispetto alla fede cristiana che professiamo nel Simbolo, consiste nel particolare rapporto che lega Gesù di Nazaret al Padre celeste.

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Anniversario. Kant: tre secoli sull’abisso della filosofia

La “rivoluzione copernicana” che Immanuel Kant (di cui il 22 aprile ricordiamo i trecento anni dalla nascita) intendeva attuare col suo progetto speculativo non poteva non interpellare la teologia e sollecitarla in rapporto alle grandi tematiche che il filosofo di Königsberg ha affrontato nelle tre critiche e nelle opere di filosofia della religione. In realtà, Kant è un ospite scomodo per il pensiero cattolico e per la teologia in particolare, tanto che l’apologetica neoscolastica ebbe a coniare la formula del “venenum kantianum”, dal quale cercava di tenere lontane le giovani menti di quanti venivano introdotti agli studi teologici…. continua lettura su https://www.avvenire.it/agora/pagine/teologia-tre-secoli-sullabisso-di-kant

La teologia e il rischio della «privatizzazione della fede»

Articolo di Michela Altoviti, in merito alla lectio magistralis del prof. Giuseppe Lorizio “Dimensione culturale, pubblica e politica della fede cristiana”, su Romasette 19 Aprile

Sono gli spazi aperti della cultura e della società civile quelli che la «teologia inquieta e inquietante» deve toccare e raggiungere, al di là dei soli contesti accademici, al fine di «realizzare il suo compito: risvegliarci dal sonno dogmatico» ed essere quindi «dinamica per la comunità». Monsignor Giuseppe Lorizio, direttore dell’Ufficio diocesano per la cultura e già docente di Teologia fondamentale alla Pontificia Università Lateranense, ieri, 18 aprile, con la lectio magistralis tenuta nella Sala della Conciliazione del Palazzo Lateranense in occasione della sua nomina a membro ordinario della Pontificia accademia teologica (Path), ha ribadito l’importanza di sviluppare e attuare una «teologia del contesto» perché «è dall’evento che nasce la riflessione». continua lettura su Romasette

Politica, fede, cultura: la fragilità provvidenziale

Di Marco Staffolani su SettimanaNews 18 Aprile. C’è una fede fragile, per cui dobbiamo vigilare sul rapporto tra i cristiani e il loro maestro Gesù Cristo. Nonostante le statistiche dei sociologi misurino un aumento mondiale del cattolicesimo, che tocca cifre globali dell’ordine del miliardo e 300 milioni di credenti, tale avanzamento si verifica maggiormente in terra africana e in America Latina, mentre nella cara e vecchia Europa la «fede» (almeno numericamente) è in calo […]

Anche la politica è fragile. La partecipazione al voto elettorale, come l’attenzione alla polis in quanto bene comune, guardando alla nostra Italia, sono diventate marginali nella mente dei nostri contemporanei, in particolare risulta quanto meno preoccupante il fenomeno tra le nuove generazioni.

non è messa bene nemmeno la cultura, per cui un’altra fragilità da cui la nostra società, secondo un’espressione di Veneziani, è affetta sarebbe quella di un’«egemonia inculturale» o ancora «a-culturale», tanto che capita che sia premiata, o addirittura sembra prevalere, l’esatto opposto della cultura, cioè l’ignoranza!

(continua su Settimananews 18 Aprile)

Passiamo dalla deterrenza alla convivenza

All’inizio degli anni Settanta del secolo scorso, il cardinale gesuita Jean Danielou pubblicava un pamphlet che mi fece da viatico mentre muovevo i primi passi negli studi teologici, si intitolava La cultura tradita dagli intellettuali (Rusconi, Milano 1974). Le cause del tradimento venivano individuate in tre aspetti di quella che l’Autore riteneva fosse la “cultura dominante”, ovvero lo scientismo positivista, il soggettivismo individualista e lo storicismo immanentista. Se da un lato la possibilità di uscire dal tunnel veniva intravista in un recupero della metafisica, tanto bistrattata anche fra i credenti, con grande disappunto di Danielou, dall’altro egli denunciava la superficialità del modo di vedere e pensare dei cristiani del suo tempo. Facilmente immaginabile cosa direbbe di noi cinquant’anni dopo. La questione di quello che definisce l’affievolimento della fede consiste anche nella mancanza di consapevolezza del suo essere «vitale per la civiltà: noi non siamo responsabili soltanto della salvezza eterna. Noi siamo responsabili anche della città terrena, perché attraverso la città terrena si costruirà la vocazione eterna». continua lettura su Avvenire 8 Aprile 2024

Le radici del monoteismo e la metafora sponsale

Di Giuseppe Lorizio su Roma Sette (Avvenire 7 Aprile) Il monoteismo di noi cristiani affonda le proprie radici nell’esperienza di Israele, che giunge alla fede in un solo e unico Dio in contrapposizione al paganesimo del contesto culturale e religioso dei popoli vicini. Si tratta di un rapporto unico col proprio Dio, che lo ha liberato dalla schiavitù d’Egitto e viene successivamente pensato come il creatore del cielo e della terra. Possiamo quindi affermare che l’esperienza fondativa dell’esodo precede la fede nella creazione e la determina. Ed è quanto accade anche a noi, chiamati a sperimentare la misericordia di Dio nel Giubileo che ci attende.

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